La FAVOLA della FERRARI GIALLA!
Terza vittoria su tre alla 24h di Le Mans per la Ferrari 499P. Un sogno, un’impresa, non svegliateci perché questa Ferrari è uno schiacciasassi.
Quarta vittoria su quattro gare nel campionato WEC 2025, un dominio totale a Le Mans, per diverse ore il rischio di un podio tutto Rosso – ops, rosso e giallo, in realtà – è stato molto, molto concreto.
Alla fine, l’ha spuntata l’equipaggio #83, del mitico Robert Kubica e dei suoi compagni di squadra, Yifei Ye e Phil Hanson. Una storia meravigliosa quella della Ferrari gialla, e altrettanto speciale è l’avventura di Kubica, grandissimo protagonista di questa 24h.
Ma c’è tantissimo di cui parlare in questo PostGP. Parleremo della squalifica della Ferrari #50 che si era piazzata al quarto posto, notizia fresca di lunedì notte, parleremo dell’eroico equipaggio #6 della Porsche, l’unico capace di mettere in crisi la Ferrari. E poi parleremo dei vincitori in LMGT3, del BOP, di Mick Schumacher… insomma, c’è davvero tantissima carne al fuoco, partiamo come al solito con il Nask-assunto.
NASK-ASSUNTO
La 24h di Le Mans, ve l’ho raccontato nel PreGP dedicato, inizia il mercoledì, per quanto riguarda l’attività di pista.
Con il senno di poi, le prove libere del mercoledì, tra sessione del mattino e sessione notturna, avevano già raccontato moltissimo dei valori in campo. Quando la pista è calda, le Cadillac trovano molta velocità, soprattutto sul giro secco. Stesso discorso per le Porsche, molto equilibrate in curva, mentre Toyota e Ferrari sorprendono sul passo, soprattutto quando cala la notte e la pista si raffredda.
Mercoledì sera ci sono le prime qualifiche, una sorta di Q1 per decidere chi accederà alle due sessioni di Hyperpole del giovedì sera. Ancora una volta, sorprendono le Cadillac sul giro secco, con qualche lampo di BMW e un’ottima prestazione di Porsche e Ferrari. Va tenuto in conto che mercoledì era una giornata molto calda, e nonostante il sole iniziasse a calare, al momento delle qualifiche la pista ha una temperatura decisamente alta per gli standard di Le Mans.
Interessante, in categoria LMGT3, l’ottimo risultato di Al Harthy, il pilota Bronze della BMW #46 WRT, la macchina di Valentino Rossi. Vi ricordo che ogni macchina, in LMGT3, deve avere almeno un pilota categorizzato Bronze dalla FIA, diciamo il livello dei Gentleman Drivers. Il primo posto provvisorio conta poco per la griglia ma racconta molto bene la forza dell’equipaggio di punta BMW: se il pilota Bronze è così veloce, la macchina ha ottime possibilità di perdere poco tempo nelle fasi della 24h in cui dovrà guidare lui.
Nella serata di mercoledì arriva un colpo di scena che sarà uno dei momenti chiave di questa 24h: la Porsche 963 #6, di Campbell-Estre-Vanthoor, viene trovata sottopeso di 1kg e quindi squalificata. Nonostante avesse ottenuto l’accesso alla sessione di Hyperpole, partirà in ultima posizione tra le Hypercar. Duro colpo per Porsche.
Giovedì pomeriggio c’è una lunga sessione di libere nelle quali ancora una volta impressiona il passo di Ferrari, mentre sul giro secco sembrano destinate alla pole le due Cadillac del Team Hertz e la Porsche #5, l’altro equipaggio che partecipa normalmente al WEC. Continuano invece le difficoltà per la Toyota #7, che sorprende un po’ tutti. Nelle qualifiche del giorno prima la macchina dipinta come la mitica GT-One è rimasta esclusa per pochi millesimi dalla Hyperpole. Capita, direte voi? Certo, ma se si vanno a spulciare i tempi, si nota che anche sul passo gara l’equipaggio #8 ha un po’ di vantaggio, e sembra una delle poche macchine capaci di impensierire la Ferrari.
Si arriva al giovedì sera e le sessioni di Hyperpole 1 e Hyperpole 2 danno grande spettacolo. Prima si sfidando LMP2 e LMGT3. Tra i prototipi leggeri si prende la Pole Position MATHIAS BECKE di TDS Racing, con un ottimo giro fatto segnare nella sessione più importante. Perché dico così? Perché il potenziale migliore lo mostra in Hyperpole 1 la #43 di InterEuropole, che con 3.34.7 fa segnare il miglior tempo del weekend per le LMP2. E infatti in gara torneranno velocissimi.
Nelle LMGT3 c’è una sfida al cardiopalma tra due piloti italiani in Hyperpole 2. Che orgoglio! La spunta sul finale Mattia Drudi con la Aston Martin, che mette assieme un giro davvero notevole, mentre Alessio Rovera porta a tre decimi dalla Pole la sua Ferrari 296. Tre decimi su un tempo di 3’53’’ sono nulla, e potevano essere ancora più vicini senza una sbavatura all’ultima chicane! Terzo, e staccato di 2’’2 dalla Pole fatta segnare da un Pro come Drudi, troviamo Valentino Rossi, che piazza la sua BMW in una posizione perfetta per giocarsela in gara, battendo tra l’altro molti piloti più esperti di lui.
Verso le 21, si scatena la magia delle qualifiche Hypercar. E finalmente vengono fuori le prestazioni di tutti sul giro secco. Ve lo avevo anticipato nel PreGP, il BOP aveva concesso un aiuto alla Cadillac nelle prestazioni pure, o quantomeno le regolazioni più favorevoli, e infatti arriva una doppietta per il team Jota, con Alex Lynn e la #12 in Pole Position e la #38 appena dietro. In Hyperpole 1, con 3’22’’7, la Cadillac #311 aveva anche fatto segnare il record assoluto del weekend.
Deludono le Ferrari, almeno in qualifica, frenate dalle temperature molto più fresche rispetto al mercoledì, temperature che non aiutano la 499P a tirare fuori il massimo sul giro secco. Solo 7° Antonio Fuoco con la #50, mentre addirittura escono in Hyperpole 1 la #51 e la #83, 11° e 13° (come se non fossero passate al Q3 di F1). Buona la prova di BMW e Porsche, che completano le prime tre file, mentre deludono Alpine e Toyota, con la #8 che neanche fa segnare un tempo in Hyperpole 2 dopo un lungo di Buemi a Mulsanne.
Come sapete, dopo le qualifiche ci sono altre libere. E lì si scatenano le Ferrari, che iniziano a svelare le proprie carte con un passo gara con pista fresca che lascia un pelino preoccupati gli avversari. Le 499P hanno mostrato in qualifica un picco di prestazione simile agli altri, forse un pelo inferiore, ma quando si tratta di ritmo e di consumo gomme, nessuno sembra potergli tenere testa.
Un giorno di pausa il venerdì e finalmente si arriva alla gara, prevista per le 16 di sabato. Nel warm-up di una ventina di minuti del mattino, la più veloce è la Ferrari gialla. La #83. Che sia di buon auspicio?
Inizia la corsa e il tempo di nascondersi finisce per tutti. Nel primo stint le Cadillac provano a difendere le prime posizioni ma si capisce in poco tempo che, se spingono forte, reggono qualche giro – soprattutto con il caldo – ma poi iniziano a consumare troppo le gomme.
Chi sorprende è la Porsche. Sembrava che la 963 potessero essere veloci in qualifica, come nel 2024, ma un po’ meno incisive in gara. Invece accade il contrario. La #5 prende la testa della corsa nel primo giro e prova a fare da lepre, a scappare via. La #6, guidata da Kevin Estre, si rende invece protagonista di una rimonta che rimarrà nella leggenda di Le Mans. Alla fine della 1° ora, il prototipo del Team Penske è passato dal 21° posto, ultimo tra le Hypercar, al 5°!
Qualcuno pensa che le Porsche, forse, potrebbero essere le favorite per la vittoria finale.
Ma è un pensiero che dura poco. Dal secondo stint in poi si inizia a intuire chi potrà dominare la gara. Nel terzo stint, quando le gomme Michelin iniziano ad avere oltre 300km alle spalle, l’intuizione diventa certezza.
Le tre Ferrari 499P sono devastanti. Mentre i tempi degli avversari, anche quelli della Porsche, pian piano si alzano, quelle delle tre Ferrari rimangono praticamente identici. Le 499P sono degli orologi svizzeri – pardon, italiani – di altissimo livello. E iniziano a risalire la classifica, senza neanche bisogno di sorpassi spettacolari o strategie assurde. Basta solo il passo gara.
In realtà, un po’ di variazione strategica tra le Ferrari c’è. La #50 è quella che si ferma per prima e sembra spingere di più in ogni stint. La #51 adotta la strategia standard. Mentre chi sorprende è la #83, la Ferrari gialla, che sin da inizio gara risparmia carburante per allungare ogni stint di almeno un giro. Tempo qualche ora e si ferma due, tre giri dopo rispetto a tutti gli avversari. A tendere, proiettando le soste verso fine gara, se non ci fossero interruzioni sarebbe un grande vantaggio.
Le ore scorrono e tutti i prototipi Hypercar marciano come orologi. Anche con il fresco il vantaggio Ferrari nel passo non diminuisce, ma i pericoli sono dietro l’angolo. E stanno per aggredire il Cavallino Rampante.
Intanto, in LMP2 si capisce molto presto che la sfida per la vittoria sarà tra la #43 di InterEuropol e la #48 di VDS Panis Racing. In LMGT3, invece, la sfida sul passo è tra tre equipaggi diversi. La BMW #46, che è la candidata principale alla vittoria; poi c’è la Porsche #92 di Manthey Racing, che non aveva brillato in qualifica ma ha un equipaggio esperto ed equilibrato, e una squadra veterana di Le Mans, e poi la Ferrari #21 di Vista AF Corse. Tutti gli altri, da Aston Martin a Lexus, fanno fatica, chi perché è veloce solo a sprazzi, chi perché ha un equipaggio dove il miglior pilota vola ma gli altri arrancano un pelino di più. Corvette di TF Sport è la grande assente: di solito si giovano ogni anno la vittoria a Le Mans, stavolta il BOP poco favorevole li ha costretti a un tentativo disperato di rimanere agganciati al gruppo di testa. Tentativo che riesce per non molte ore.
Con il calare della notte arrivano i primi problemi di affidabilità per le due Cadillac provenienti dall’IMSA.
Arriva anche un brutto colpo di scena: la #46 GT3 di Valentino Rossi si ritira per un guasto elettrico mentre era in testa. Che sfiga…
Ma soprattutto, lì davanti, la Ferrari inizia a rischiare di buttar via tutto.
Chiariamo un piccolo aspetto: le Ferrari sono 3. Ma due sono ufficiali e una è “privata”. MA la Ferrari gialla, la #83, è privata per modo di dire. Il regolamento WEC, infatti, impone che ogni costruttore abbia al massimo due vetture ufficiali. Le altre devono essere private, quindi gestite da un team che non è legato al Costruttore. Ma in Ferrari le due vetture ufficiali, la #50 e la #51, sono gestite da AF Corse, la mitica squadra di Amato Ferrari che si occupa della gestione in pista delle 499P. E qual è il team privato che schiera la #83 gialla? AF Corse! Quindi gli sponsor sono diversi, infatti la 499P gialla ne ha pochi e il principale è polacco, legato a Kubica, ma per il resto è una sorta di prototipo ufficiale mascherato. Materiale di prima scelta, condivisione dei dati… insomma, quando si dice che la Ferrari gialla è “privata” non significa che arrivano lì con la macchina sul carrello e le fascette o che devono usare i pezzi vecchi. O che sono un team privato che compra le auto e fa quello che può. NO. In questo caso il team è lo stesso e cambia davvero pochissimo tra le Ferrari rosse e la Ferrari gialla.
Bene, torniamo alla notte di Le Mans. Gli strateghi di AF Corse decidono di ri-bilanciare le strategie, chiedendo alla #83 di pareggiare il conto degli stint e non continuare ad allungare rispetto ai compagni di squadra. Credo fosse una mossa legata al rimanere tutti vicini come strategie per aiutarsi a vicenda, più che favorire la squadra ufficiale.
Così prende il comando virtuale della corsa la #51, che sta andando forte, ma che proprio durante la notte vive uno stint da incubo con Antonio Giovinazzi. Giovi si tocca con una Corvette doppiata, foratura lenta e 5’’ di penalità per il contatto. Ma poi arriva la beffa: 20’’ di Stop & Go per i limiti di velocità in pit-lane. Un mezzo incubo.
Intanto, la #50 è rimasta un pelo attardata dalle dinamiche di gara, compreso un drive-through per non aver rispettato le bandiere gialle. Solo la #83, la gialla, è ancora nel gruppo di testa, dove hanno preso il comando la #8 e la #6.
Insomma, le due Ferrari ufficiali dovranno rimontare ed essere perfette. A meno che…
A meno che non arrivi un piccolo colpo di fortuna, sotto forma della prima e unica SC della 24h 2025. Brutto incidente per la LMP2 #24, con pilota illeso, 40 minuti di neutralizzazione e quando si riparte le Ferrari sono di nuovo agganciate al gruppo di testa.
E l’alba di Le Mans diventa rosso-gialla.
Non è più il momento di tergiversare, siamo nella seconda metà della 24h, e sei ha un ritmo devastante è il momento di mostrarlo. Le tre Ferrari non si fanno pregare e iniziano a pestare sui tempi. Giro veloce dopo giro veloce, le tre 499P si prendono il podio virtuale.
Conduce la #51, con Giovinazzi. La squadra gli chiede di far passare la gialla di Kubica, ma rifiuta. E Robert, giustamente, farà capire in un’intervista che quella cosa non è piaciuta -, poi abbiamo la #83 e infine la #50, velocissima, potenzialmente vincente grazie a un super stint di Nicklas Nielsen, ma che è costretta a fare un altro drive through.
L’unico prototipo che prova con le unghie e con i denti a difendersi e rimanere agganciato alla Ferrari è la Porsche #6. Team ed equipaggio sono perfetti, non sbagliano nulla. La strategia è la migliore di tutti, colgono ogni singola occasione come le Slow Zone per fermarsi e rimanere agganciati alle Rosse.
E quando la pista si riscalda verso mezzogiorno, la Porsche riesce anche a pareggiare i tempi delle tre Ferrari, almeno a gomma nuova. È un momento decisivo della corsa.
Ferrari contro Porsche. O meglio…TRE ferrari contro una Porsche.
Nel suo ultimo stint in macchina, Alessandro Pier Guidi si gira rientrando ai box. La Ferrari sembra impantanata ma, non so se avete notato, dall’onboard si notano le indicazioni scritte in alto per attivare la Gravel Mode, una modalità elettronica che aiuterà a ripartire e non insabbiarsi. Pensate che roba!! LA GRAVEL MODE PER NON INSABBIARSI!! quanti dettagli vanno considerati per una 24h!
Dicevo, PierGuidi riesce a ripartire ma ha perso tantissimo tempo e tutto il vantaggio della #51, che non solo era prima ma aveva anche un giro o due di vantaggio sugli avversari come lunghezza degli stint. Avvicinandosi al finale, significava un’ultima sosta più corta e quindi un vantaggio potenziale di 20’’.
Invece no. La testa della corsa passa alla 499P gialla, la #83, dove al volante risale Robert Kubica.
D’ora in poi serve perfezione assoluta e in AF Corse lo sanno. Fanno due calcoli sui limiti di guida per ogni pilota e si rendono conto che Kubica, con una borraccia d’acqua che non funziona, tra l’altro, può rimanere al volante fino alla fine. È il pilota più esperto e veloce dell’equipaggio. Il suo livello in F1 era altissimo!! Era destinato a correre in Ferrari nel 2012, se non avesse subito il terribile incidente ad Andora col Rally nel 2011. Ed era destinato a poter essere Campione del Mondo.
A Le Mans, Robert è chiamato all’impresa. Cinque stint filati. 59 giri del Circuit de la Sarthe. Oltre 200 minuti alla guida. Oltre 3h. Con una 24h di Le Mans in gioco. Guidando fino alla fine, Robert avrà guidato il 43% della distanza totale della #83. Praticamente ha guidato per mezza Le Mans.
E ora deve resistere. Perché la Porsche #6 è diventata improvvisamente perfetta, la strategia gomme di casa Porsche ha messo Kevin Estre e Laurens Vanthoor in condizione di spingere come dannati. Ma soprattutto, le due Ferrari ufficiali, la #50 e la numero #51, iniziano ad accusare piccoli problemi. Non possono attaccare con il passo. Ci provano con la strategia ma non serve.
Nelle ultime due ore diventa chiaro a tutti che la sfida è tra la Ferrari #83 e la Porsche #6.
Quattro prototipi in neanche 30’’ a un’ora dalla fine della 24h di Le Mans. È un sogno, va bene, ma adesso non frega più niente a nessuno.
Ferrari poteva fare tripletta, le 499P sembravano imperdibili, e ora il trionfo è sotto attacco. Tra l’altro, sotto attacco di un rivale storico come la Porsche.
Cosa sogna un bambino, da piccolo? Sogna di guidare una Porsche o una Ferrari?
Se si chiama Robert Kubica, sogna di guidare una Ferrari gialla. E nell’ultima ora e mezza di gara Kubica sale in cattedra. Guarda dagli specchietti Kevin Estre e sembra dirgli: fai sul serio? E allora prova a prendermi.
E Kevin Estre non lo prende più. Nell’ultima ora il vantaggio della Ferrari #83 prima si stabilizza, interrompendo il recupero della Porsche. E poi ricomincia a salire. Tic, tac, tic, tac, l’orologio scorre e la #83 torna ad essere devastante. Il penultimo stint a gomme usate di Kubica è una specie di capolavoro, un inno al talento. E l’ultimo, a gomme nuove, è una mazzata all’animo dei piloti Porsche.
Coraggiosi, fenomenali, ma battuti.
La Ferrari 499P #83 di AF Corse, guidata da Robert Kubica, Yifei Ye e Phil Hanson, taglia il traguardo e vince la 24h di Le Mans dopo 387 giri percorsi, con un vantaggio di 14’’ sulla Porsche #6 e le due Ferrari #51 e numero #50 entro 30’’ di distacco. Più indietro la Cadillac #12, quinta, e poi ad un giro la Toyota #7. La numero 50, però, con grande sorpresa verrà squalificata due giorni dopo. Tra poco vi spiego perchè.
Deludono le BMW, che spaccano entrambe la domenica mattina, Alpine e Peugeot, lontane due giri e ai margini della Top Ten. Bene Aston Martin, che porta due Valkyrie al traguardo, e male la Toyota #8 che si sarebbe giocata la Top5 ma in mattinata perde un dado dopo un pit-stop ed è costretta a un lungo stop.
In classe LMP2 vince la #43 di InterEuropole, dopo una penalità nel finale che fa raggelare il sangue ma viene bilanciata da un problema al prototipo di VDS, che procede lento per tutto il finale e viene superato facilmente.
In classe LMGT3, invece, la Porsche #92 controlla senza problemi un vantaggio di oltre 1’ per tutta la domenica mattina. Chiude 2° la Ferrari di Vista AF Corse #21 e terza la Corvette di TF Sport #81, con squadra ed equipaggio bravissimi ad eseguire tutto perfettamente e a finire sul podio.
NASKA-PODIO
A proposito di podio, vi ho già raccontato tante chicche nel Nask-assunto, qui vorrei ribadire due o tre concetti molto importanti.
Il primo riguarda la Ferrari #83. Strategia e team perfetti. La 499P è un gioiello. L’equipaggio era il più meritevole tra quelli Ferrari, senza dubbio, perché sono i piloti che hanno fatto meno errori tra quelli del Cavallino. Zero dubbi a riguardo. Hanson e Ye sono stati bravissimi, veloci e consistenti.
Però lasciatemi sottolineare la storia meravigliosa di Robert Kubica. Sappiamo tutti come Robert meritasse di più in F1, come l’incidente nel rally del maledetto inverno 2011 lo abbia privato del sogno Ferrari.
Ma voglio dirvi questo: le corse sono speciali, più di tutto, perché ci raccontano delle storie. Delle storie di coraggio, di sofferenza, di talento e di emozioni. Ecco, a Le Mans Robert Kubica ha scritto la più bella pagina della sua, di storia.
Guidare per 166 giri, con un maxi-ultimo stint, prendersi la media di giri migliore tra tutti i piloti Hypercar – dicevo, guidare così divinamente bene nella corsa più importante dell’anno per l’automobilismo…
Davvero, complimenti e grazie Robert, da parte di tutti gli appassionati di questo sport. Stratosferico.
Altre due considerazioni veloci sono queste. La prima complimenti a Porsche e soprattutto all’equipaggio #6. Hanno reso la terza vittoria Ferrari ancora più speciale perché sono stati avversari durissimi da battere e davvero perfetti, non hanno messo una ruota fuori posti. Chissà, senza quell’esclusione dalle prime qualifiche e partendo davanti… chissà.
Infine, il BOP. Sfatiamo un mito: la Ferrari 499P è più veloce degli avversari perché è un progetto migliore e gestisce meglio le gomme. Punto. Sono più bravi e basta. Le 499P non hanno fatto la Pole Position. Non hanno fatto il giro più veloce. Non erano le più leggere e nemmeno le più potenti.
Sarebbe molto bello se gli avversari e soprattutto tanti appassionati di Endurance non italiani lo riconoscessero, per una buona volta, e non chiedessero al BOP di far il lavoro che spetta agli altri Costruttori. Ovvero, costruire dei prototipi più veloci. Fine del discorso.
NASKA-TECH
Naska-Tech ultrarapido dedicato alla squalifica della #50. Cos’è successo?
Nelle verifiche tecniche i commissari si sono accorti che l’ala posteriore fletteva quattro volte oltre il consentito. Ma veramente? Ma son stati così polli da fare un’ala illegale che flette quattro volte il limite??
Non proprio, vi spiego cos’è successo: nel finale di gara, sulla 499P #50, si sono svitati i bulloni di supporto dell’ala. Un meccanico ne aveva notato uno mancante nel pit-stop, ma dato che la telemetria non mostrava problemi o grandi scompensi di velocità, gli ingegneri hanno deciso di rischiare e non sostituire il pezzo, dato che si trattava dell’ultima ora di gara e la situazione era tiratissima.
Purtroppo, hanno ceduto anche gli altri bulloni e questo, quindi, ha portato alla squalifica e alla perdita di tanti punti per la Ferrari e soprattutto per l’equipaggio #50, che ora è molto indietro in classifica piloti.
Ovviamente, lo stesso test di flessibilità sulla #51 e sulla #83 è stato superato senza problemi.
TOP & FLOP
Chiudiamo questo racconto della 24 ore con tre Top e tre Flop. Ma non saranno top e flop assoluti, ma saranno presi tra equipaggi di cui non ho parlato.
FLOP
- BMW Hypercar: Flop per BMW che aveva mostrato buona velocità in qualifica e nella serata di sabato. Poi il ritmo non era da Top5, anche se rimanevano nel giro dei primi, ma finire la 24 ore con due macchine KO su due è un po’ pesante.
- ALPINE Hypercar: erano attesi come sfidanti per la Ferrari, dopo una 6h di Spa-Francorchamps dove avrebbero potuto vincere, e invece è mancata la velocità sia in qualifica che in gara. Attenzione però agli equipaggi, perché Mick Schumacher aveva un passo stratosferico, molto migliore dei compagni di squadra e a un solo decimo da quello di Kevin Estre della Porsche #6. Quindi un po’ di potenziale forse c’era.
- TOYOTA Hypercar: il passo della #8 non era troppo lontano da quello della #6. La Ferrari rimaneva un gradino sopra ma ci si poteva aspettare di più; invece, Toyota ha finito per peccare nell’esecuzione, dove di solito sono perfetti. Alla #7, invece, è mancato il passo.
TOP
Ribadisco, non stiamo prendendo quelli di cui abbiamo già parlato, tipo la Ferrari #83, ma stiamo parlando di tutti gli altri.
- ASTON MARTIN Hypercar: nessun risultato eccezionale, niente passo stratosferico, ma l’Aston Martin che canta come un’orchestra sinfonica con il suo V12 qualche soddisfazione se l’è presa. Hyperpole conquistata, zero guasti gravi, al traguardo con tutte e due le vetture.
- MATTIA DRUDI, ALESSIO ROVERA E RICCARDO PERA: i nostri tre piloti italiani in LMGT3 sono stati davvero speciali. I primi due hanno duellato in qualifica e ogni volta che entravano in macchina durante la gara facevano risalire alla grande la propria GT3. Mentre Riccardo Pera ha vinto Le Mans con la Porsche di Manthey, assieme a Richard Lietz e Ryan Hardwick, anche lui mostrando un passo.. beh, vincente!
- CADILLAC #12 Hypercar: ultimo Top per la Cadillac #12 che comunque si è confermata velocissima in qualifica e con un ottimo passo. Non al livello di Ferrari e Porsche, ma rimanere nel giro dei vincitori ha mostrato che, se sistemano un pelino il degrado gomme, l’anno prossimo possono fare benissimo.
Siamo arrivati alla fine di questo PostGP di Le Mans, e non posso chiudere se non in questo modo.
Ma quanto è stata bella favola della Ferrari Gialla?!?
Alberto Naska e Luca Ruocco
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